AFRICA & NEWS

 


Media italiani: solo il 2,4% di notizie sul Continente nero e la maggioranza parla di immigrazione.

Un racconto ansiogeno che genera paure o una visione appiattita e disperata. 

 

In Italia spiega il dossier di Amref -   “L’Africa Mediata:  Come fiction, tv, stampa e social raccontano il continente in Italia”  -  il racconto pubblico sull’Africa si basa ancora e soprattutto su una narrazione distorta e su stereotipi: «Avete mai visto su un Tg italiano una notizia "africana" in chiave positiva, attrattiva, come sono soliti parlare di luoghi, artisti o leader illuminati da Parigi, Londra, Roma o New York? Il "positivo africano" è sempre solo natura selvaggia, animali, deserti, foreste». Nell’informazione di prima serata e nelle prime pagine dei quotidiani la maggior parte dei titoli riguarda l’Africa "qui", e cioè immigrazione e fatti di cronaca che coinvolgono gli africani presenti in Italia, e solo marginalmente l’Africa "là", quella vera. E nel racconto dell’Africa in Italia la «gestione dei flussi migratori» è diventata la categoria tematica più corposa del 2019, raccogliendo oltre la metà delle notizie sugli africani in Italia nelle prime pagine dei quotidiani. Se ne deduce che c’è stato un evidente "effetto propaganda".

All’Africa vengono associate, nell’ordine, l’immigrazione via mare, la chiusura dei porti, l’applicazione del decreto sicurezza e relative azioni nei confronti delle Ong, il controllo delle frontiere: tutte questioni che nel 2019 hanno dominato le prime pagine dei quotidiani e le aperture dei notiziari insieme alle riflessioni sugli episodi di intolleranza e razzismo. Altra lacuna: per gli italiani l’Africa si ferma alla Libia, cui i media nostrani dedicano la maggioranza delle notizie sul continente. Appare solo qualche sprazzo di Africa orientale, nonostante i legami storici con il Belpaese, ma riguarda esclusivamente l’Etiopia, oltre che per la storica pace con l’Eritrea, per l’incidente aereo del 10 marzo scorso in cui hanno perso la vita numerosi cooperanti italiani. Poco o nulla si parla invece degli altri Stati del Corno, l’oppressa Eritrea e la dilaniata Somalia, nonostante siano ancora italofone.

«In questo mondo – scrivono i ricercatori – il teatro geografico primario dell’informazione sull’Africa e gli africani è l’Europa, poiché gli africani di cui si parla sono essenzialmente i migranti». E ancora, travestite da news sull’Africa «passano in realtà notizie sugli italiani, sulle nostre reazioni all’incontro con l’altro, sulle frizioni interculturali e lo scontro fra diversità, sulle paure e psicosi generate dal senso di insicurezza». Non esiste distinzione tra cittadini di Paesi fra loro lontani per lingue, religioni e culture: la semplificazione mediatica appiattisce tutti gli africani in una sola provenienza e li accomuna nella situazione del "viaggio" e nello status omogeneo e "definitivo" di migrante. In questa narrazione ansiogena prevale il concetto di invasione e la minaccia alla "nostra" cultura e ai "nostri" valori, prima ancora che una minaccia ai "nostri" beni materiali.

Troppo penalizzata, inoltre, la voce "volontariato, non profit e solidarietà", relativa alle attività e agli interventi umanitari e all’estero, che di fatto non entra nell’agenda dei notiziari. Una assenza mediatica, come abbiamo scritto più volte, figlia di una certa visione e stagione politica. Il direttore dell’istituto di sondaggi Ipsos, Nando Pagnocelli, osserva che «la fiducia nelle organizzazioni non governative è passata dall’80% del 2010 al 39% di oggi. E adesso solo il 22% degli italiani pensa che siano mosse da intenti umanitari, mentre il 56% le giudica ispirate da scopi economici». Non giovano a migliorare la narrazione le immagini a corredo dei servizi sull’Africa "là", identificate dal dossier in cinque categorie ricorrenti che rafforzano nell’immaginario miti e stereotipi sul continente africano: luoghi arretrati e inospitali, moltitudini minacciose che tendono ad alimentare il concetto di sovraffollamento e di terra senza speranza, animali selvaggi, volti e sguardi e simboli che alimentano il mito della mancanza di progresso, del presente.

L'analisi di sei quotidiani nazionali (Avvenire, Corriere della Sera, Il Fatto Quotidiano, Il Giornale, La Stampa, Repubblica) nel primo semestre 2019 rivela che le notizie dell’Africa “là” sulle prime pagine dei quotidiani equivalgono al 18%. Quando l’Africa “là” entra nelle prime pagine, è centrale nel 60% dei casi. L’agenda dei temi sull’Africa assegna un primato alle guerre e al terrorismo (48,2%), segue la politica (28,4%), la cronaca (10,8%) e infine il volontariato e il no profit (8,5%). Avvenire (43 titoli/articoli) e La Stampa (31) si distinguono come best practices, dedicando più spazio a notizie provenienti dal continente africano. All’estremo opposto si situa il Giornale, con il minor numero di articoli sul continente africano “là” e allo stesso tempo il maggior numero di articoli sull’Africa in Italia (ovvero immigrazione). Anche per Twitter, Avvenire risulta la testata con un interesse verso l’Africa percentualmente più elevato (3,4% dei tweet analizzati); tra gli altri Il Fatto Quotidiano raggiunge l’1,3% e Libero lo 0,3.

Non serve una rivoluzione, ma giornalismo che racconti fatti e selezioni personaggi interessanti. E quindi non parlare più di una sola "Africa", appiattendo un continente complesso con 54 Stati, oltre un miliardo di abitanti e 46.200 miliardi di dollari di risorse minerarie spesso depredate. Con il 12% di questa incredibile somma il continente nero potrebbe finanziare tutte le infrastrutture di cui ha bisogno. Dunque è tempo di giustizia anche nei media, scoprendo le storie delle tante "Afriche" e il loro patrimonio umano.

(Paolo Lambruschi  - Avvenire)

 

 

Per conoscere meglio l’Africa

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Per meglio comprendere scelte e iniziative

Per integrare un’informazione che offre poco spazio al continente africano

Per restare sorpresi del fermento, delle speranze, della progettualità

 

QUESTI SITI OFFRONO FINESTRE APERTE SU QUANTO AVVIENE IN AFRICA:

 

Nord Africa Forumsad: https://www.facebook.com/groups/925648794558597

-        Africa news: https://www.africanews.it/

-        Internazionale: https://www.internazionale.it/tag/africa

-        NIGRIZIA: https://www.nigrizia.it/

-        Africa e Mediterraneo: http://www.africaemediterraneo.it/it/la-rivista/

-        Africa EXPress: https://www.africa-express.info/  


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10 CONSIGLI PER UNA CORRETTA INFORMAZIONE SULL'AFRICA


In collaborazione AMREF con Associazione Carta di Roma 

Redatto da Ekutsu Mambulu


1 L'AFRICA NON È UN PAESE
L'Africa è un continente con 54 Stati. Rispettare e rendere conto della complessità di un continente di 1,1 miliardi di abitanti è sicuramente
difficile ma stimolante.
Bisogna contestualizzare il più possibile le informazioni quando si parla di Africa.


2 L'AFRICA NON È POVERA
Il valore monetario delle sue ricchezze minerarie: 46.200 miliardi di
dollari. A rivelarlo nel 2011 in un articolo del giornale Les Afriques è
stato l'esperto congolese David Beylard. Con il 12% di questa somma
il continente nero potrebbe da solo finanziare tutte le infrastrutture
di cui ha bisogno. Sta provando a farlo cooperando anche con la Cina.
Lo stereotipo della povertà africana impedisce di conoscere le diverse sfaccettature del cammino attuale e futuro dei Paesi di questo continente.


3 LA CULTURA AFRICANA MERITA RISPETTO
Conviene evitare di veicolare gli stereotipi: le religioni africane non
sono credenze


4 COLONIALISMO? UNA BREVE PARENTESI DELLA STORIA MILLENARIA AFRICANA
Dopo l'Egitto Antico, i popoli africani hanno creato altre grandi
civiltà tra cui quello del Mali (1235 d.c " 16 secolo d.c.) dove, nel 1236,
l'Imperatore Soundjatta Keita promulgò la cosiddetta prima Carta dei
diritti dell'uomo, ovvero il Kouroukan Fouga.
Conoscere la storia dell'Africa nella sua diversità e ampiezza temporale
è un primo passo per migliorare il racconto del continente.


5 RACCONTARE LE ECCELLENZE AFRICANE È UN BUON RIMEDIO CONTRO GLI STEREOTIPI
L'Africa non è solo immigrazione. In Africa non ci sono solo dittatori,
corruzioni e malattia. La società civile africana è infatti sempre in
movimento. Giovani e artisti esplodono di creatività anche se non
sempre sostenuti dai governi locali. Nel luglio 2018 alcuni giovani
artisti e responsabili dei movimenti civili di diversi paesi hanno lanciato
in Senegal l'Università Popolare dell'impegno cittadino, nell'obiettivo
di mobilitare i giovani e incoraggiarli a prendere in mano il destino
dell'Africa.


6 UN FRENO ALL'EUROCENTRISMO? LA VOCE E LE IDEE DEGLI OPINIONISTI AFRICANI
Gli opinionisti africani offrono commenti e analisi sulla base di
una sensibilità di chi vive direttamente i fatti. Alcune grandi reti di
comunicazione internazionale come la francese Tv5 o l'inglese Bbc,
stanno infatti rinforzando le loro squadre di reporters ed analisti con
professionisti africani scelti localmente.


7 I BAMBINI AFRICANI NON SONO MERCI IN VENDITA
Le immagini dei bambini pubblicate per colpire alla pancia spesso
e volentieri violano le norme giornalistiche, in particolare la Carta di
Treviso del 5/10/1990 che condanna questo tipo di comportamenti nel
suo art. 7: nel caso di minori malati, feriti, svantaggiati o in difficoltà
occorre porre particolare attenzione e sensibilità nella diffusione
delle immagini e delle vicende al fine di evitare che, in nome di un
sentimento pietoso, si arrivi ad un sensazionalismo che finisce per
divenire sfruttamento della persona.


8 ATTENZIONE ALLE FAKE NEWS SULL'AFRICA
Nel gennaio 2016 è stata, ad esempio, diffusa a livello internazionale,
senza opportune verifiche, la falsa notizia secondo cui il governo eritreo
avrebbe deciso di legalizzare la poligamia costrigendo gli uomini a
sposarsi almeno con due donne.


9 LE IMMAGINI E LA RAPPRESENTAZIONE DEI MIGRANTI
Cinesi, giapponesi, coreani, indiani, africani, arabi sono anche
loro immigrati con tratti diversamente visibili. Associare
indiscriminatamente le comunicazioni / articoli sull'immigrazione alle
persone di pelle nera è una forzatura.
Secondo dati Istat 2017, su 5.000.000 di stranieri presenti in Italia,
gli africani subsahariani sono 400.000, cioè meno del 10% degli
immigrati. Inoltre, esistono sempre più neri nati in Italia.


10 AFRODISCENDENTI UN ALTRO MODO DI CHIAMARE LE SECONDE GENERAZIONI
Negli ultimi anni è stato molto utilizzato seconde generazioni per
denominare i giovani di origini straniere nati o cresciuti in Italia.
Cresce anche l'utilizzo della combinazione afro-italiani per
denominare i giovani neri di origine africana.
All'interno delle comunità africane sta tuttavia affermandosi l'utilizzo
del termine afrodiscendente.

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